Disturbi del comportamento
I disturbi dirompenti, del controllo degli impulsi e della condotta sono condizioni che implicano scarso autocontrollo delle emozioni e dei comportamenti, a cui conseguono il mancato rispetto di regole e norme di civile convivenza, la violazione dei diritti altrui, conflitti relazionali specie con le figure di autorità.
Tra gli altri, rientrano tra i disturbi dirompenti: il Disturbo Oppositivo-Provocatorio, il Disturbo Dirompente della Disregolazione dell’Umore, il Disturbo della Condotta, il Disturbo Antisociale di Personalità.
Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP)
Si tratta di un comportamento caratterizzato da rabbia persistente e inappropriata all’età e alla situazione, irritabilità, atteggiamenti provocatori e oppositivi che causano difficoltà al normale funzionamento sociale.
I sintomi più comuni nei bambini e negli adolescenti includono:
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frequenti episodi di rabbia
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umore irritabile, carattere irascibile, permaloso, polemico
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tendenza a rifiutare le richieste degli adulti, con discussioni eccessive
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abitudine di mettere in discussione o ignorare deliberatamente le regole
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tendenza a turbare, infastidire o far arrabbiare gli altri
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tendenza a incolpare gli altri per errori e comportamenti scorretti propri
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comportamento vendicativo o risentito, atti e atteggiamenti scortesi se arrabbiato o frustrato
Tra le cause, quella genetica sembra sia responsabile per circa il 50%, come pure particolarmente esposti sono i bambini e adolescenti con diagnosi di Disturbo d deficit di attenzione/iperattività (ADHD). Il temperamento e la personalità di questi ragazzi è improntato già di per sé all’impulsività, all’elevata reattività emotiva, alla difficoltà di regolazione emotiva, a empatia spesso inadeguata e a una bassa tolleranza alla frustrazione.
L’ambiente e l’educazione giocano comunque il loro ruolo. In particolare, una genitorialità troppo dura o, al contrario, troppo permissiva o ancora incoerente o negligente, nonché situazioni di rifiuto da parte dei coetanei (che sono spesso causate dai diretti interessati).
I soggetti con DOP spesso non riconoscono il proprio comportamento come provocatorio o oppositivo, credono invece di reagire a circostanze o richieste ingiuste da parte di genitori e adulti in genere.
Quello oppositivo-provocatorio è il disturbo del comportamento più comunemente diagnosticato in età di sviluppo. Poiché l’esordio è spesso precoce (anche prima dei sei anni di età), è possibile intervenire tempestivamente in modo da evitare il probabile peggioramento, specie in vista della scuola e delle varie attività extrascolastiche.
Disturbo esplosivo intermittente
È caratterizzato da esplosioni impulsive e aggressive. Questi scoppi possono essere di natura verbale che vere e proprie aggressioni fisiche, ma in ogni caso sono impulsive, non premeditate ed estremamente difficili da prevedere. Tanto più che avvengono senza motivo o per cause del tutto trascurabili, quindi non paiono affatto proporzionate all’eventuale causa scatenante.
Più nel dettaglio, gli accessi comportamentali sono ricorrenti ed evidenziano l’incapacità del soggetto di controllare gli impulsi aggressivi; si manifestano sotto forma di aggressione verbale (es. collera, minacce, invettive) o fisica verso oggetti, animali o persone. Come detto, il livello di aggressività è francamente esagerato rispetto alla causa e non c’è premeditazione né l’intento di conseguire un qualche vantaggio personale.
L’esordio è più frequente nella tarda infanzia o in adolescenza, il disturbo è in genere persistente durante l’età adulta anche se mantiene la sua caratteristica di intermittenza ed episodicità.
Disturbo della condotta
È “disturbo della condotta” quel comportamento ripetitivo e persistente che, in relazione all’età, viola i diritti degli altri o le norme sociali. Il soggetto è protagonista di atti quali:
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Bullismo, intimidazione, minaccia
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Scontri fisici provocati da lui stesso
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Utilizzo di armi
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Crudeltà verso persone o animali
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Furti, estorsioni, distruzione di proprietà
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Molestie sessuali
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Già prima dei 13 anni, dormire fuori casa nonostante il divieto genitoriale, scappare di casa, assentarsi da scuola senza autorizzazione
Le differenze con il Disturbo oppositivo provocatorio riguardano anzitutto la gravità delle azioni, più marcato nel Disturbo della condotta. In particolare, in quest’ultimo è più frequente e grave la violenza fisica, e l’esordio è in genere meno precoce.
Disturbo antisociale di personalità
Anche se si tratta di una disturbo che rientra fra quelli di personalità, preferisco inserirlo in questa sezione per dare un quadro esaustivo dei vari tipi di disturbi del comportamento.
Quella antisociale è una diagnosi assegnata a individui che abitualmente e pervasivamente ignorano e violano i diritti e le esigenze degli altri senza provare alcun rimorso. Si tratta spesso di persone che diventano criminali abituali o perlomeno con un bel curriculum di denunce penali, oppure assumere comportamenti che eludono la Legge, manipolano e feriscono gli altri in modi non sanzionati dalla Legge ma ampiamente considerati non etici, immorali, irresponsabili e in violazione delle norme e aspettative sociali. La caratteristica più spiccata è dunque quella del non possesso di una coscienza morale, così da prendere decisioni dettate esclusivamente dal proprio tornaconto senza tenere in alcun considerazione i desideri e bisogni altrui, né le conseguenze che ne deriveranno. Siamo cioè difronte alla famosa psicopatia o sociopatia, largamente raccontata dalla cinematografia e dalla letteratura, ma anche drammaticamente presente nella realtà
Il termine “antisociale” può confondere i non addetti ai lavori, dal momento che fa pensare a un individuo solitario o socialmente isolato; in realtà, essere “anti-sociale” è essere contro la società, contro regole, le norme, le Leggi e i comportamenti accettabili.
Tali individui non hanno infatti alcun problema a relazionarsi con gli altri e possono persino risultare carismatici, attraenti e brillanti. Sono abili manipolatori, bravi a ottenere la simpatia dagli altri descrivendosi, per esempio, come vittime di un'ingiustizia. Alcuni studi suggeriscono che la loro intelligenza è spesso superiore alla norma, ma va sempre ricordato che è usata per fini personali e mai altruistici. Hanno una notevole capacità intuitiva di osservare e analizzare rapidamente gli altri, determinare i loro bisogni e preferenze e presentarsi in modo da facilitare la manipolazione e lo sfruttamento. Danneggiano e usano gli altri senza rimorsi, sensi di colpa, vergogna o rimpianti. Ciò farebbe pensare a una totale assenza di empatia, ma è errato giungere a tale conclusione: visto che l’empatia è la capacità di sentire gli stati d’animo altrui, l’antisociale dimostra di averne quando trae piacere dalla sofferenza della vittima.
Essendo una diagnosi severa, per concludere di essere davanti a un Disturbo antisociale di personalità è necessaria una mancata osservanza delle leggi che si traduca in un arresto penale o che giustificherebbe l'arresto, il mentire, l’inganno e la manipolazione a scopo di lucro o di divertimento personale, un’impulsività che ignora palesemente la sicurezza di sé e degli altri, irresponsabilità e mancanza di rimorso per le azioni compiute. Tutto ciò deve riguardare una persona di almeno 18 anni, in cui era però già presente un disturbo della condotta.
Tra le cause o, più correttamente, tra i fattori di rischio di un Disturbo Antisociale di Personalità, c’è l’avere un parente biologico di primo grado con la stessa diagnosi e l’essere un maschio. Ciò lascia supporre che ci sia una importante componente genetica, anche se la questione è ancora dibattuta. Di certo c’è il collegamento tra Disturbo oppositivo-provocatorio, Disturbo della condotta e Disturbo antisociale, in un percorso che partendo dall’infanzia si inasprisce in adolescenza e diviene cronico in età adulta, in un crescendo di gravità di comportamenti. In questo quadro giocano un ruolo anche il cosiddetto “disordine dell’attaccamento” e il Disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD) non per forza ma frequentemente compresenti.
C’è un certo consenso nella comunità scientifica sul fatto che non esistano trattamenti efficaci per il Disturbo Antisociale di Personalità. Non a caso, tali individui finiscono per lo più in carcere e vengono seguiti con supervisioni e monitoraggi nei casi di libertà vigilata o arresti domiciliari. Alcuni studi hanno dimostrato che con alcune di queste persone si può lavorare a un percorso di parziale recupero, ma resta il fatto che hanno difficoltà a imparare dagli errori e poco o per nulla preoccupate delle pene che sono costrette a subire.